La crisi mondiale

Più palliativi che soluzioni

Solo un pazzo avrebbe il coraggio di opporsi all’immagine di Milton Friedman: elicotteri carichi di denaro che rovesciano contante sulle nostre città. E visto che il Fondo monetario e l’Ocse insistono nel ritenere duraturo il rallentamento dell'economia globale, si capisce che si arrivi ad evocare simili scenari, in particolare lo fa il giornale di Confindustria, "il sole 24 ore". Se la produzione mondiale nel 2016 non sarà maggiore di quella del 2015, che già era al livello più basso degli ultimi cinque anni, ben vengano gli elicotteri. Anche perché sempre secondo Ocse e Fmi abbiamo risparmiato tutti troppo proprio causa la crisi. Temendo di buttare i nostri soldi li mettiamo al sicuro nel materasso. Da qui questa sindrome da deficienza cronica della domanda che si sta aggravando. Mica vorremmo che in un contesto del genere proprio l’Italia venga crocifissa, per cui cosa aspettiamo ad allentare i cordoni della spesa? Perché la Germania e quattro statarelli occhiuti continuano ad opporsi? Solo una cosa non capiamo, come mai in un contesto macroeconomico disastroso, proprio il governo italiano sostenga che il nostro Paese è ripartito. Fosse ripartito davanti ad indicatori mondiali tanto negativi, sarebbe giusto chiederci qualche sacrificio, invece anche il governo italiano chiede flessibilità. Per carità, il governo sostenga quello che gli pare ma per lo meno con una qualche coerenza. Se ha bisogno di aumentare la spesa, dica le cose come stanno veramente, sarà più credibile e convincente. E’ vero che la disoccupazione italiana è migliorata, merito del jobs act? Non lo discutiamo. Ma se è calata la produzione industriale in tutta l’Eurozona, insieme all’Italia, quanto possono convincere della loro tenuta i migliori dati sulla disoccupazione? Se la domanda è in frenata, anche la disoccupazione è destinata ad aumentare. Poi anche noi ricordiamo l’articolo di Keynes sull’ “Evening Standard”, che chiedeva di aumentare la spesa pubblica. Era il 1928, ed era l'Inghilterra, dove al governo c’era gente come Stanley Baldwin e Winston Churchill. Con tutto il rispetto per Renzi e Padoan non vorremmo ci si illudesse sull’esistenza di soluzioni semplici per squilibri economici di queste dimensioni. Al più riusciremmo a trovare dei palliativi.

Roma, 25 febbraio 2016